
Ti sarà capitato di sentire parlare di pratiche new age come la legge d'attrazione e tutte quelle forme di controllo che cerchiamo di avere su ciò che accade, perché i nostri desideri si realizzino.
Personalmente non credo affatto nella legge d'attrazione come viene banalizzata, ovvero "pensa intensamente a quello che desideri e lo avrai". Se fosse vero saremmo tutti sani, ricchissimi, immortali e felici. E non è così.
Credo però che coltivare il desiderio, porre attivamente intenzionalità nel nostro vivere, insieme all'impegno costante nel liberarci dei nostri condizionamenti limitanti, ci consenta realmente di realizzare una vita diversa, nella quale non sentirci capitati per caso ma autori e protagonisti, e che sia piena espressione della nostra anima.
Questo non vuol dire ovviamente poter controllare quello che succede, ma imparare a scegliere come reagire a ciò che accade in modo consapevole e deliberato, senza farci trascinare da emozioni e reazioni, realizzando così attorno a noi una realtà che vibra della nostra stessa frequenza. Una vita in cui essere davvero a casa.
Uno degli ingredienti per realizzare questa magia è l'intenzione, o sankalpa, che ti spoilero subito, non ha niente a che fare con i "buoni propositi".
(Detesto i buoni propositi!)
Sankalpa è una parola sanscrita che letteralmente significa desiderio o intenzione.
Deriva dalla radice san, "connessione con la verità", e kalpa, “voto".
Possiamo tradurlo come “volontà e determinazione di connessione con la verità della nostra Anima”. Potente, no?
È una specie di "voto" appunto, un impegno che prendiamo per noi stessi.
Se ci fai caso, molti buoni propositi sono del genere "contro", tipo "non farò mai più questo o quello", oppure "non mangerò più dolci" o "d'ora in poi me le faccio scivolare": iniziano con un "non", oppure con dei "devo/dovrei".
Un sankalpa invece esprime una precisa intenzione che nasce dall’incontro fra mente e cuore, come un’idea che si forma nella mente e prende dimora – e forza – nel cuore, facendoci sentire allineati con noi stessi, ed ha sempre forma affermativa.
Una di quelle decisioni che ci fanno sentire interi, e sulla strada giusta, hai presente?
Qualcosa come "voglio darmi tempo", oppure "voglio esprimere di più la mia creatività", oppure "desidero guarire questo dolore", qualcosa che sentiamo vero per noi, profondamente. Oppure "questo è il lavoro che voglio fare", ma anche cose molto semplici ma non filtrate, come "voglio fare questa parete gialla", robe così.
Secondo la visione yogica, come in quella egizia o tradizionale cinese, la mente si trova nel cuore. Ed è prezioso e potente quando mente e cuore si alleano per guidare le nostre scelte, e le nostre azioni. Non succede tanto spesso, ma a volte si. E quando succede funziona.
Perché i buoni propositi non funzionano?
Più o meno ogni primo gennaio, o molti lunedì, parte la saga dei buoni propositi, hai presente?
Liste su liste di cose che dovremmo fare, che iniziano con un "d'ora in poi" e poi seguitano con il verbo dovere, e finiscono puntualmente nel nulla.
Prova a tornare indietro con la memoria, hai mai mantenuto quei propositi? Quel progetto di perdere dieci chili? O di smettere di fumare? O di smettere con lo shopping e cominciare a risparmiare?
È comune che le persone dicano di volere qualcosa: essere ricchi, cambiare lavoro o avere una grande casa, trovare l’amore.
Ma la prima cosa da dire è che spesso vogliamo qualcosa, ma non siamo disposti a fare ciò che serve per averlo. Lo vorremmo per magia, ma senza fare ciò che serve. Senza dare nulla in cambio.
Ci hai fatto caso?
Ho un amico che dice spesso che vuole smettere di fumare, ma in realtà non è disposto a farlo, nemmeno a smettere di comprare sigarette!
Oppure una cliente che dice di voler cambiare lavoro, dice di detestare quello che fa, ma non è disposta a cambiare le sue abitudini, a mandare curricula, o a fare colloqui, e ha sempre mille buone ragioni per cui non è il momento giusto, è troppo vecchia, troppo tardi, troppo qualificata, ecc...
Ciascuno di noi porta dentro di sé un mucchio di convinzioni limitanti che generano un flusso continuo di affermazioni sabotanti tipo “Non merito di diventare ricca”, “I ricchi sono ladri”, “tanto lo so che niente può cambiare”, “tanto a me non succede” e pensieri simili. Talmente continui e ordinari da sembrarci semplice verità.
Hai presente?
Questi dialoghi interiori rivelano le convinzioni limitanti che pascolano indisturbate nella nostra mente, e che plasmano la nostra realtà.
Anche se diciamo a parole di voler diventare ricchi, o magri, o più sani, le nostre convinzioni limitanti diventano qualcosa che potremmo chiamare contro-intenzioni.
Anche se diciamo di voler migliorare un certo aspetto della vita, queste contro-intenzioni ci tengono lontani dal nostro obiettivo in modo che nulla cambi.
Perché?
Perché fumare, o mangiare troppo, o fare un lavoro che non ci piace si è dimostrato compatibile con la sopravvivenza, e questo per il nostro cervello è più che sufficiente! Il cervello emotivo, il modello base, vuole solo sopravvivere. È semplice. Biologicamente semplice.
E allora come si fa a cambiare qualcosa?!?
Intenzione e sankalpa
Possiamo dire che ci sono due tipi di intenzioni, quelle della personalità (i buoni propositi, appunto) e quelle dell'anima (eccoci al Sankalpa finalmente).
Le intenzioni della personalità sono cose appunto come dimagrire, iscriversi in palestra o avere un sacco di soldi in banca. Sono cose che dire o raccontare ci fa sentire meglio, anche forse sognare, ma che sappiamo già che non faremo. Che non sono reali.
Vengono da una certa idea di come le cose dovrebbero essere, ma non poggiano nel cuore, perché nel cuore alberga la convinzione che non accadranno mai. Che non funzionerà. Che non abbiamo ciò che serve, o non lo meritiamo, o non ne siamo capaci.
O che la vita è ingiusta, e dà ad altri, ma non a noi, non a me. Sono quelle che il cervello emotivo automaticamente saboterà, perché se sappiamo com'è star male, non sappiamo affatto com'è star bene, o avere ciò che desideriamo! E se fosse pericoloso? E se non sopravvivessi?
Cambiare, per il cervello emotivo, è sempre un pericolo!
In più, energeticamente, queste intenzioni della personalità nascono dall'idea che ci manchi qualcosa, e ci portano ad esprimere desideri del tipo“se avessi questo sarei felice”, con il solo scopo di allontanarci da dove siamo.
Quando esprimiamo un’intenzione o un desiderio partendo da una mancanza, raramente arriviamo ad un risultato, perché è l'energia della mancanza e della paura che informa quel desiderio e dunque risuona nel nostro campo.
Molto spesso poi questi desideri sono frutto di condizionamenti esterni, da quello che la società o la famiglia si aspetta da noi. Ma non sono nostri veri desideri!
Le intenzioni dell'anima sono invece quelle che portano con sé l’idea di un bene più grande. Aiutano non solo noi stessi ma anche gli altri. Nascono fra mente e cuore, e parlano una lingua diversa. Richiedono un mix di ingenuità e coraggio.
Le possiamo incontrare quando lasciamo parlare i nostri desideri senza cercare di trattenerli o addomesticarli. Quando ci permettiamo di desiderare con il cuore ma anche con leggerezza.
Immaginale come delle creature delicate, meravigliose, sensibili e magiche.
La bellezza, la gioia, l'armonia sono il loro regno, il verbo dovere, la rigidità e la durezza le fanno scappare a nascondersi.
Ecco, un Sankalpa è una di queste creature. Un pensiero del cuore che nasce dal desiderio e ci guida a fare anima.
Quindi un Sankalpa non è un semplice “obiettivo” ma si riferisce a qualcosa di più radicato e profondo, una dichiarazione per rinforzare tutto ciò in cui crediamo o in cui scegliamo di credere. Deve essere affermativo, espresso con un tempo presente, ed espresso in una frase semplice, di senso compiuto:
"mi fido di me", "sono pace, e sono in pace con me e con gli altri", "mi prendo cura di me e mi parlo come faccio con chi amo", "apro la porta all'amore" o anche "mi apro all'abbondanza", "riconosco la mia bellezza e me ne prendo cura", ecc... Se vuoi proprio darci dentro puoi anche esprimere il sankalpa come un fatto già realizzato:"io sono molto bella, il mio corpo è sano, giovane e in perfetta salute", "vivo nell'abbondanza e nell'amore". Hai solo da scegliere.
Fai in modo che il tuo sankalpa diventi una parte della routine quotidiana, come lavarti i denti. Puoi usarlo come un mantra durante lo yoga o Pranayama, avere un promemoria sullo schermo del computer o del telefono, un post it sul frigo, o ripeterlo prima di andare a dormire o al risveglio. O ogni volta che ti lavi le mani! E fai attenzione ai pensieri sabotanti: in questo tipo di cose il dubbio non è né senso critico né intelligenza, è condizionamento.
A te scegliere se vuoi lasciare che le cose rimangano come sono, o rischiare di cambiare...
Cosi noi seminiamo l'intenzione profonda nel nostro essere fino alla radice dell’anima, sapendo che inizierà a lavorare da subito, come un seme che già cresce nella terra anche prima che il germoglio sia visibile, e quando il sankalpa è praticato con mente calma e rilassata, magari insieme a dei bei respiri profondi, viene impresso in quel luogo dove sorge ciò che è, quella mente superiore che a volte raggiungiamo tramite la meditazione, dove tutto può accadere...
Se hai domande scrivimi nei commenti,
Con amore
Ilaria
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Sabina (lunedì, 17 marzo 2025 08:00)
Nel formulare il Sankalpa mi sono accorta che ha iniziato a somigliare molto al 13esimo desiderio delle notti sante, quindi lo lascio così non come unica frase, ma come una mia preghiera.
Ilaria (lunedì, 17 marzo 2025 11:49)
Sabina il 13esimo desiderio è una potenza, lascia che lavori ��