Ri-scrivere di sé: cos'è mindfulness e scrittura?

Siamo abituati a pensare che chi siamo, come viviamo, la nostra vita tutta dipenda dagli altri, da quello che ci hanno fatto o non fatto, da cose accadute nel nostro passato o da quello che gli altri intorno a noi ci permettono o fanno. Beh, non è proprio così.

 

Le cose che ci sono accadute sono accadute, e ci hanno fatto soffrire assai e creato mille condizionamenti, teorie sul mondo e credenze che però piano piano sono diventate un guscio, un rifugio, una protezione dalla vita che manteniamo in vita attraverso la ripetizione, quella che si chiama narrazione interna, ovvero quel meccanismo mentale che ci fa organizzare la nostra esperienza in modo coerente, ma che molto spesso diventa una limitazione.  

 Ripeterci la stessa storia nello stesso modo ci dà coerenza, senso di identità e illusione di controllo, a spese della libertà di esprimerci, di essere creativi, di uscire dai condizionamenti e diventare pienamente noi stessi.

In questo percorso ti inviterò ad una ecologia della mente attraverso l’ecologia del linguaggio: un processo di consapevolezza e comprensione di noi stessi e del nostro modo di essere in relazione con noi e con il mondo, con la Vita, e di creazione di una narrativa che ci sostenga anziché boicottarci.

 

"Vedi, per nascere o rinascere, non c'è bisogno di un ettaro, di un prato, di una piazza e un applauso, non c'è bisogno dell'ampio, del contorno morbido e accogliente, del vasto, del favorevole.

Vedi, per l'uscita basta una crepa, uno spiraglio, è sufficiente il buco di una serratura, una venatura, lo scricchiolio tra il cuore e le costole, un respiro.

Vedi, per l'uscita basta la goccia che rompe la tua resistenza. In questo mondo duro, trova la crepa." La raccontadina

 

Guarderemo alla nostra narrazione interna, alle parole e al linguaggio come accesso e li faremo diventare un modo di prenderci cura dei nostri processi mentali, emotivi e psicologici.

Accenderemo delle scintille che spero facciano divampare fuochi di curiosità, e che mi auguro facciano venire voglia di approfondire e cercare di scoprire se c’è del vero in quello che vi dirò.

 

Cos'è la mindfulness?

 

La Mindfulness è lo studio di una serie di tecniche che vengono da tradizioni sapienziali, che uno psichiatra americano, Jon Kabat-Zinn, ha fatto, osservando gli effetti della meditazione e di queste tecniche sul cervello. Ha tolto tutta la parte spirituale dalla meditazione e ha analizzato con metodi scientifici (risonanza magnetica e altre diavolerie) che cosa succede quando si medita, perché funziona, e che cosa questo fa al cervello umano. Quali parti vengono sollecitate e sviluppate, e quali sono gli effetti. Ha scoperto che gli effetti sono molto estesi e profondi, ma la mindfulness non è una buona idea, è una pratica! Perché il nostro cervello continui a svilupparsi anziché deperire, perché la neuro plasticità sia stimolata è necessaria la pratica. Bisogna farlo, non basta pensarlo o parlarne 😉

 

-       Quindi prima di andare oltre, prenditi un attimo adesso per sederti più comodamente lì dove sei. Guarda se puoi magari raddrizzare o appoggiare la schiena, se puoi fare in modo di sentire un sostegno dietro la schiena, se puoi fare in modo di appoggiare le braccia, magari di appoggiare i piedi per terra se sei su una sedia, oppure di incrociare le gambe se sei su un divano o su un letto... insomma in un modo che permetta al tuo corpo di sentirsi appoggiato e sostenuto. E poi vorrei che provassi a portarti qui, come abbiamo fatto nel primo incontro: tutti abbiamo avuto una settimana lunga, piena, intensa, mille cose abbiamo fatto, abbiamo detto, abbiamo pensato, ce ne siamo occupati, abbiamo corso, ci siamo preoccupati... sicuramente tutte abbiamo fatto tantissimo finora.

 

E questo, dal punto di vista della nostra attenzione, e della nostra energia, vuol dire che siamo un po’ dappertutto.

Come se un pezzettino di noi, attraverso la nostra attenzione e i nostri pensieri, è rimasto attaccato a tutte le cose che abbiamo fatto, detto, scritto, le persone con cui siamo stati in contatto, i posti dove siamo stati, le cose che abbiamo in sospeso, il pranzo da preparare, la carta igienica che è finita e mi sono scordata di ricomprare, ecc..

 

È come se, piccoli pezzi di noi, fossero sparpagliati in tutti questi posti.

Quindi proviamo a fare un piccolo esercizio con lo scopo di riportarci qui.

 

Cominciamo con qualche respiro o sbadiglio, e diamoci il tempo di sgranchirci un po’, e poi

 

immagina di essere una specie di pescatore, con delle reti lanciate in tutto l'oceano. Comincia a ritirare queste reti, proprio letteralmente.

 

-       Usa questa immagine: riporta le reti sulla tua barca, riporta qui, riporta la tua energia qui, riporta la tua attenzione proprio veramente come se stessi raccogliendo le reti e le stessi mettendo sulla tua barca, e la tua barca è il tuo grembo. Quindi lascia le braccia appoggiate sulle gambe, e immagina piano piano di ritirare le reti verso di te, di raccogliere la tua energia verso di te.

E accompagna questo con qualche respiro, magari dalla bocca, magari rilassando un po' le guance, la mandibola, lascia che l'aria passi anche nella bocca.

Riportati qui. E comincia a notare cosa è "qui". Il sedere sulla sedia per esempio. Allora porta la tua attenzione alla sensazione del sedere sulla sedia, o alla sensazione dell'appoggio sulla parte bassa della schiena se c'è, alla sensazione dell'appoggio delle braccia sulle gambe per esempio. Comincia a portare attenzione alle sensazioni di questo momento. Magari puoi sentire i piedi per terra, oppure le gambe incrociate, e se ti è possibile, ogni tanto lascia che la mandibola scenda, e che un respiro-sospiro esca dalla bocca, come se ad ogni sospiro, lascia andare una delle cose che ti sei portata dietro tutto il giorno, e porti un pezzetto di attenzione qui.

Magari ai rumori che ti circondano, oppure al silenzio che ti circonda.

E se questo a tratti funziona, a tratti no, prova a non giudicarlo, prova a lasciare che sia com'è, ad osservare come è, magari c'è qualche sensazione nel corpo in questo momento che richiama un po' la tua attenzione.

Magari c'è una leggera tensione da qualche parte: le spalle, il collo, la pancia.

E prova a dirti, a ripetere, qualche volta, dentro di te, "Io sono qui, seduta. Io sono qui, seduta".

E prova a ripeterlo mentalmente, almeno tre volte.

"Io sono qui, in questa stanza, seduta su questa sedia".

 

E osserva cosa accade. È ok portare qui l'attenzione o è un po' complicato? Prova a guardare com'è, com'è per te. E se ti è possibile prova a guardarlo, osservarlo, senza fare niente a riguardo, senza giudicarlo.

 

Perché questo è il primo grande tesoro della Mindfulness.

La Mindfulness ci insegna a porre una qualità di attenzione non giudicante, aperta, accettante, a tutto ciò che accade. Uno sguardo di benevola neutralità.

 

Perché la mindfulness?

 

Perché questo  in estrema sintesi, è ciò che la Mindfulness ci offre: la strada verso uno stato di consapevolezza, conquistato attraverso strumenti specifici e ripetibili.

 

Questi strumenti sono, prima di tutto, il portare una qualità di attenzione, che nella Mindfulness si dice "nuda", a ciò che accade. Per attenzione nuda si intende l'opposto di giudicante.

Per esempio, vedo un tramonto "oh che bel tramonto!". Nel momento in cui ho messo un'etichetta a questo tramonto "oh che bel tramonto!", la mia attenzione non è già più nuda, non sono già più nell'esperienza di guardare il tramonto, ma la sto interpretando " che bel tramonto!" e allora se il tramonto è bello, magari la pioggia è brutta, se questo mi piace, magari poi quest'altro non mi piace. E con questa qualità così polarizzata, che è quella comune, che usiamo nei confronti di tutto ciò che accade, perdiamo il contatto con la realtà, e rimaniamo in contatto solo con ciò che noi pensiamo della realtà, con la nostra interpretazione, che è filtrata dalla nostra storia, dai nostri condizionamenti, dalle nostre paure.

Quindi ciò che sento sparisce, risucchiato da ciò che penso.

 

Cosa c'entra la mindfulness con la scrittura?

 

Quand’è che un libro, un testo, ci cattura completamente? Quando chi scrive non giudica com’è una certa cosa, ma ci fa sentire come lei o lui si sente davanti a quella cosa, che esperienza ne fa… E con meno parole possibile:

 

“Considerate se questo è un uomo

che lavora nel fango

che non conosce pace

che lotta per mezzo pane

che muore per un si o per un no”.

 Senti quanto Levi riesce a farci sentire in 5 righe. Ne vediamo le mani infangate, il viso scavato, la sofferenza, la perdita di senso senza che lui nomini nessuna di queste cose... perché intravediamo la sua anima. C'è tutto lui, il suo sentire, il suo essere. Ci porta lì, perché lui è li, totalmente.

 

Questo è quello che attraverso un percorso di mindfulness e scrittura possiamo trovare: esserci, totalmente, ritrovare la nostra anima smarrita nella storia, e trasformare la nostra narrazione interna da limitante a propulsiva. 

 

Pronti a trasformare la nostra storia da zavorra a rampa di lancio? Scrivimi per iniziare!

 

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