In questo periodo mi capita spesso di parlare con persone che mi dicono:" Mi sento in trappola, non c'è via d'uscita". Oppure che vivono la grande incertezza di questi giorni con ansia e paura, arrivando a non sentirsi più padroni della propria vita.
E' vero, mala tempora currunt, ma possiamo trovare un modo per non perdere il nostro equilibrio e la nostra serenità nonostante le tempeste ?
Si può uscire dalla scatola pur continuando a vivere nel mondo così com'è?
Perché è istintivo pensare che se tutto fosse semplice e bello e sereno e sicuro (forse!) l'ansia diminuirebbe, ma non è vero. Non funziona proprio così. E non è neanche così vero che ci sentiamo in ansia o in difficoltà a causa di quello che succede fuori. Ci sentiamo in ansia o in difficoltà a causa di quello che succede dentro.
Se questo pensiero ti innervosisce smetti di leggere. Adesso. Perché sarà solo di questo che parleremo, ovvero di come i nostri pensieri e le nostre abitudini plasmano le nostre reazioni e finiscono per rinchiuderci in una scatola, o gabbia, o trappola. Guarderemo come fare per comprendere meglio come funzioniamo e imparare a vivere e a pensare fuori dalla scatola. Quindi se cambiare ti terrorizza e le tue abitudini non sono negoziabili evitami, non faccio per te.
"Vivere fuori dalla scatola” significa innanzitutto implementare un approccio inusuale alle strutture di pensiero logiche e convenzionali. Comincia, appunto, dal pensare fuori dalla scatola, e indica la possibilità di un pensiero differente, anticonvenzionale, che parte o procede da una nuova prospettiva.
L’espressione ha origine negli anni ’70, quando il test dei nove punti che vedi nell'immagine divenne di moda nella formazione dei manager, pare a partire dalla Walt Disney, come invito, appunto, a sviluppare il cosiddetto pensiero laterale.
Pensiero laterale…. Visione laterale…. Pensare fuori dalla scatola...
Cosa c’è in comune fra questi? Quanto profondamente sono connessi?
In questa serie di articoli cercheremo di esplorare cosa possa significare vivere fuori dalla scatola, perché siamo tanto prigionieri dei nostri stessi pensieri e cosa può invece aiutarci ad uscirne, a saltare fuori da una gabbia che non è neanche tanto sicuro che esista...
Oggi iniziamo cercando di capire cos'è questa scatola o gabbia.
Ma intanto, prima di continuare a leggere prova a guardare l'immagine e fare il test: si tratta di connettere tutti i nove punti con quattro linee continue e dritte, che tocchino tutti i punti, senza sollevare la matita dal foglio.
Scrivimi nei commenti com'è andata!
La riflessione su cosa sia la scatola e come condizioni la vita della gran parte di noi è in un certo senso il nucleo del mio lavoro e della mia esperienza personale. Anche la meditazione come percorso per uscire dal pensiero dominante ed imparare ad accedere alla realtà, in fondo appartiene alla stessa ricerca.
Cos'è la scatola per te? Come la sperimenti?
Come plasma la nostra vita e la nostra percezione? Queste sono da sempre le mie domande aperte. (Scrivimi le tue riflessioni se ti va.)
Ricordo da bambina, avevo forse 4 o 5 anni, che nel momento prima di addormentarmi si creava un momento di angoscia in cui mi sembrava che fuori dalla finestra ci fossero due persone che volevano chiudermi in una scatola. Era un'immagine per me terrorizzante. Mi nascondevo sotto le coperte, trattenevo il respiro, cercavo un modo per non farmi prendere. Per non farmi chiudere in quella scatola, e in un certo senso ci sto ancora provando.
In questi articoli useremo come sinonimi scatola, chiusura e rigidità cognitiva, sia per il pensiero che per la visione. Si, proprio l'atto del vedere, e ci spingeremo fino ad accostarli al concetto di lifetraps o autoinganno.
Un autoinganno è quel genere di trappola costituita da pensieri, emozioni e comportamenti che sono in qualche modo dolorosi e disfunzionali e ci tengono bloccati in specifiche situazioni problematiche.
Hai presente quella sensazione di ritrovarti sempre allo stesso punto, o che "tanto lo so come va a finire"? Ne parleremo nei prossimi articoli, ma tutti abbiamo delle "trappole di vita" perché in qualche modo nessuno esce indenne dall’infanzia, e che si tratti di un trauma significativo o di un insieme di sensazioni ed eventi difficili, tutti prima o poi abbiamo trascurato dei bisogni importanti o ci sono accadute situazioni difficili e dolorose.
Allora, se hai letto fin qui e sono riuscita ad incuriosirti scrivimi le tue osservazioni, e poi cercheremo insiemedi esplorare cosa ci spinge a chiuderci in una scatola, come e perché si formi e scatti questa nostra trappola personale, e a capire come se ne esce.
E soprattutto se si può vivere fuori!
Con Amore
Ilaria
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Valeria Cantarini (giovedì, 22 settembre 2022 19:50)
Io quando ero piccola cercavo scatole in cui nascondermi con la paura di essere trovata. Quindi ho imparato a costruirmi una scatola con i miei tessuti per continuare a proteggermi. Conosco questo test ma non ne ricordo la soluzione e non la trovo. Così come è difficile trovare me stessa�
PraticaMindfulness.it (domenica, 08 dicembre 2024 16:12)
Nella mia pratica di mindfulness, mi rendo conto che questa "scatola" è spesso il risultato di aspettative irrealistiche e del bisogno di controllo. È come una struttura rigida che cerca di proteggermi dall'incertezza, ma che finisce per limitare la mia libertà e la mia capacità di essere pienamente presente.
La sperimento soprattutto nei momenti di stress, quando mi accorgo di cadere in schemi reattivi che mi tengono ancorato a paure o insicurezze. Ad esempio, il continuo pensare "dovrei essere diverso" o "le cose dovrebbero andare in un certo modo" è una manifestazione diretta di quella scatola.
Attraverso la mindfulness, sto imparando a osservarla con curiosità, senza cercare di combatterla o distruggerla. Quando porto attenzione al respiro o al momento presente, mi accorgo che le pareti della scatola iniziano a dissolversi. La presenza consapevole mi insegna che non devo per forza fuggire da quella sensazione di prigionia, ma posso invece esplorarla, permettendomi di trovare nuovi spazi dentro di me.
La mindfulness mi aiuta a vedere che non sono la scatola, ma l’osservatore di essa. E in quel riconoscimento, c'è già libertà.
Grazie per aver condiviso questo tema così stimolante!
Marco