Nell’approccio più semplice e comune al lavoro con i fiori di Bach, che introduciamo nel primo livello, si tende a porre l’accento su un approccio di tipo sintomatico...
Come funziona un Per-corso di consapevolezza con fiori di Bach?
Nell’approccio più semplice e comune al lavoro con i fiori di Bach, che introduciamo nel primo livello, si tende a porre l’accento su un approccio di tipo sintomatico, ovvero se provi questo prendi questo fiore, se sei geloso prendi holly, se hai paura mimolus, se ti senti in colpa Pine. E’ semplice e funziona anche se il disturbo parla nel corpo senza che l’emozione corrispondente affiori alla coscienza.
In questi casi comprendere l’analogia che il disturbo manifesta, comprenderne il messaggio, diventa chiaro usando il fiore di riferimento. Ogni fiore infatti ha sia una rispondenza cutanea precisa, che consente di associare il fiore al disturbo, sia una dimensione analogica che permettere di comprendere la storia che il sintomo racconta.
In questo senso i Fiori di Bach funzionano come una mappa. Una fantastica e completa mappa di quel territorio sconosciuto che è l’inconscio, così difficile da illuminare e scorgere per un attimo nelle sue profondità.
Nel primo livello impariamo ad usare come mappa l’analogia del disturbo, cominciamo a chiederci “cosa mi sta dicendo il mio corpo?”, nel secondo introdurremo le rispondenze cutanee e nel terzo quelle energetiche.
Ieri sera, ad esempio, mi sono accorta di un dolore al seno sinistro, proprio come una mastite. Non riuscivo a capire da dove venisse, sentivo solo male. Una parte dei pensieri è partita subito alla ricerca di una causa meccanica, avrò sbattuto, forse un’infiammazione o chissà cosa, un’altra parte di pensieri ha cominciato ad indagare dentro: ”cosa sta succedendo, di cosa mi parla questo dolore?”.
Lì per lì non riuscivo proprio a trovare la chiave, poi osservando il dolore attraverso il linguaggio dei fiori ho cominciato a vedere…. Oggi la mia bambina va alla scuola dell’infanzia. È il primo giorno. E riflettendo sui fiori e il loro messaggio ho potuto vedere con chiarezza il dolore che provo per questo primo simbolico distacco, e il carico che ho messo su questo momento per i pregiudizi che ho sull’educazione scolastica. Insomma, non volevo proprio staccarmela dal seno, e il seno me lo ha detto col suo dolore!
È bastato questo, ascoltare ed accogliere il messaggio del corpo in quel momento perché il dolore si sciogliesse. E farmici una risata sopra, sulla chioccia che sono, ha fatto il resto.
Ora, quest’idea che il sintomo sia spesso un messaggio non è mia, né nuova. Ne parlano tanti autori, ed in modi molto più seri ed approfonditi. Il valore aggiunto di questo tipo di approccio al lavoro con i fiori è però la sua semplicità, ed immediatezza.
Se ieri sera non avessi compreso il messaggio, ovvero se quel contenuto inconscio- il mio carico e il dolore del distacco- non avessero trovato la via per affiorare alla coscienza, avrei potuto prendere il fiore e il processo di rilascio sarebbe probabilmente accaduto lo stesso.
Sarei stata meglio, anche senza capire razionalmente perché.
Perché molto spesso l’ostacolo al poterci guardare, e comprendere, è proprio la mente razionale e giudicante che sa sempre come dovremmo essere, ovvero diversi, e cosa dovremmo sentire, cioè qualcos’altro da quello che sentiamo. È matematico, no?
Secondo il nostro giudice interiore dovremmo essere perfetti secondo uno standard inafferrabile, che si sposta inesorabile ad ogni nostro passo. Nel mio caso, ieri, l’immagine ideale e fittizia della Mamma Perfetta poteva facilmente mettersi di traverso, cominciando a giudicare il mio dolore.
E questo non avrebbe aiutato ad accettare che sono anche una chioccia, a volte. Ansiosa e giudicante. A volte, non solo e sempre come il mio giudice interiore sostiene. Ma quando mi giudico ed entro in conflitto il dolore appare, il disturbo si manifesta.
Cosa posso fare allora?
Vederlo, accettarlo, se possibile riderne un po’. Questo permette al conflitto di ammorbidirsi, attenuarsi, a me di lasciare andare. Di crescere un altro po’, ed includere un altro pezzetto di me
nella coscienza. E se non capisco, o non posso accettare o riderne, posso prendere uno o più fiori che mi aiutino ad accogliere, armonizzare e sciogliere quello specifico conflitto. Come vedremo
nel percorso, molto importante è anche il lavoro con le intenzioni: anche se non so come fare a risolvere quel particolare nodo, posso rivolgermi alla risorsa che il fiore offre e porre lì la mia
intenzione. Ma questo argomento lo trovi illustrato meglio qui.
Proseguendo poi nel cammino di consapevolezza con il secondo livello, possiamo cominciare a riflettere su come impostare un percorso di crescita e consapevolezza nostro o del nostro eventuale cliente, che porti alla soluzione dei disturbi e dei fastidi attraverso una comprensione ancora più profonda del loro messaggio. Sistemica.
Possiamo imparare a guardare come funziona la nostra mente, e come alle volte si creino conflitti tra questa, e il percorso della nostra anima: l’anima tende verso la realizzazione, l’espansione, l’uno, la mente verso la sopravvivenza, la conservazione, il due, ecc….
Questi conflitti inevitabili generano sofferenza, e questa sofferenza si manifesta nella nostra vita, a diversi livelli.
Lavorando con i fiori e nel modo specifico che introdurremo, basato su risorse e intenzioni noi invitiamo la composizione e lo scioglimento di questi conflitti attraverso la realizzazione di una comprensione più ampia e di un… ”allargarsi” della nostra coscienza. Appropriarci delle nostre risorse, riscoprirle o recuperarle ci permette di scegliere sempre di più, ci permette di essere pienamente, e sempre più liberi.
Le risorse che i fiori ci offrono, infatti, altro non sono che uno specchio delle nostre... non certo flaconcini magici di fiducia o capacità o amore o efficienza, ma piuttosto “attivatori” che ci ricordano che dentro di noi c’è tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
Raccontami la tua esperienza, e proviamo insieme a disegnare la mappa per tornare a casa, cominciando dai 38 rimedi scoperti da E.Bach….
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